Postato martedì, ottobre 8th, 2019 at 11:52

Bedoyela e gli Arimanni
Bedoyela, figlia della betulla, fu ritrovata appesa al ramo di un’albero dai guerrieri Arimanni della Val di Fassa e affidata a una saggia Vivèna, fata dei boschi. Dea Bianca, Kore, divinità del primo ciclo lunare dell’anno e della prima runa celtica dell’alfabeto arboreo, Bedoyela sacrifica il suo salvatore, che divenne poi il suo sposo, trafiggendolo con una freccia di vischio. Con la sua morte si concluse la stagione solare nell’equinozio d’autunno e ebbe inizio il lungo inverno.
Gruppo del Sella, Alba di Canazei, Ciampac, Buffaure, Passo di San Nicolò, Col Ombert, Ombretta, Marmolada / settembre 2019
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Postato martedì, febbraio 5th, 2019 at 11:42



MATER SRADICATA
// Mi vestirò di tempesta
// boschi di Caprile, Dolomiti bellunesi febbraio 2019 //
Mi vestirò di tempesta
i miei doni saranno fulmini e tuoni
Avrò braccia grandi come il cielo
e dalle mie nuvole grandine grandine
Mi vestirò di tempesta
farò molto rumore, il silenzio è finito da un po’
Scoppierò come il peggiore dei tuoi mal di testa
l’aspirina anche l’hai finita lo so
Comincerò dalle montagne
e quando cadrà il soffitto arriverò anche in città
Ma non temere, ce l’avrai un posto dove andare
con l’alta stagione ti porto con me fino al mare
Mi mangerò tutte le stelle e della luna
lascerò solo la parte più nera
Rovescerò gli alberi per terra
al posto dei rami metterò le radici
Riempirò con la pioggia
i letti vuoti di fiumi e torrenti
e non basterà mai a placare la sete che hai
Poi me ne andrò, avrai sei giorni per imparare a nuotare
e al settimo giorno ricomincerò





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Postato martedì, settembre 4th, 2018 at 12:49
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Postato venerdì, febbraio 23rd, 2018 at 16:32
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Postato martedì, novembre 7th, 2017 at 21:34
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Postato martedì, ottobre 24th, 2017 at 10:19
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Postato giovedì, luglio 27th, 2017 at 15:16



Dalle sorgenti del Piave salire verso il Passo del Mulo e a Sella Franza scoprire che sulle Creste del Ferro ancora volano le contìe, i racconti che erano trasmessi attraverso le voci e i canti.
Visioni in continua metamorfosi, le contìe erano pura potenza del simbolo prima che la parola scritta tentasse di catturarle, trasformandole in favole, miti e leggende che ne riportano solo gli echi lontani.
Una di queste contìe racconta che la Regina Ajarnola offrì le sue lacrime di lago per permettere l’accesso all’oracolo che le svelerà il suo fato: le anime morte ricompariranno per accompagnare la regina sulle cime più alte, dietro le Sette montagne di Vetro, dove potrà incontrare ancora una volta il figlio defunto. E così ancora potrà continuare a compiersi il ciclo di vita, morte e rinascita.



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Postato venerdì, marzo 3rd, 2017 at 00:37

Gli uomini che non sanno più riconoscerle le scambiano per le malefiche Strie del la Yatha, le streghe dei ghiacci.
Sono invece le Regine Dolomitiche dell’Inverno, vagano di vetta in vetta per annunciare l’arrivo del gelo, nascondono tra le loro vesti le anime dei morti e custodiscono le chiavi degli inferi, ma sono anche divinità sananti “poichè tengono nelle loro mani, insieme alla sorte del tempo scaduto, il dono della grazia, la promessa di vita futura.
Dalla tradizione più antica sono poste a custodia della soglia che divide l’eterno ritorno dalla lenta caduta nel tempo, tutte accomunate dalla rayèta, la magica pietra azzurra che sorveglia l’inizio, governa l’evoluzione e sigilla l’accesso al mondo degli inferi, affinchè le anime morte possano aspettare nel grembo della terra il sorgere di un nuovo ciclo, quando il tempo sarà compiuto.”
Ulrike Kindle – Miti Ladini delle Dolomiti
















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Postato venerdì, agosto 12th, 2016 at 18:05

Radici profonde nel grembo di un monte
conservano un sepolto segreto
di origini -
(Antonia Pozzi, Radici)
Il cielo che avevo sulla testa quando sono nata era a forma di montagna, di parete dolomitica.
Il Monte Civetta, la Marmolada, le Pale di San Lucano, il Giau, il Nuvolau, le Tofane:
La via che porta alle grandi madri di pietra è incisa dentro, come il corso di un torrente che prima scorre sotterraneo, e poi quando affiora mi trascina con la sua carica misteriosa, mi impone di risalire alla sorgente, di camminare a lungo, di fermarmi a prestare ascolto. Allora mi metto in viaggio, a caccia delle tracce di radici ancestrali che mi legano alla matrice, e così a tutto ciò che mi circonda.
“Le Dolomiti, rivestite di luce di luna, labirintiche montagne-isola chiuse nel loro mistero, formano un paesaggio onirico dove la profonda saggezza del pensiero antico trova una congeniale visualizzazione: le linee geografiche degli antichi atolli corallini non seguono il processo lineare dell’orogenesi alpina, bensì quello curvilineo degli indecifrabili flussi marini. I Monti Pallidi, per analogia, non portano con sé i segni del tempo lineare, bensì il mistero del tempo ciclico, il tempo sacro dell’eterno ritorno. Forse è questo il più remoto, e al contempo il più vero fascino di queste montagne, riconosciute, com’è giusto che sia, patrimonio dell’umanità.”
(Ulrike Kindl, Miti ladini delle Dolomiti)
















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Postato venerdì, agosto 12th, 2016 at 17:09


“…esiste un ricercare detto nyubu: significa ritirarsi sui monti per capire se stessi e ricostituire le connessioni con il Grande. É un antichissimo rituale legato ai cicli di preparazione della terra, della semina, del raccolto.”
(Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi)
A Tera Salvaria, che in ladino significa “terra selvaggia”, un festival di musica folk che ogni anno si svolge in Val Badia, tra le dolomiti trentine, conosco Ulrike Kindl, una studiosa che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio del folklore alpino. Sotto alla pioggia battente della luna piena di agosto, Ulrike ci narra le gesta mitologiche che hanno avuto come scenario proprio le rocce e i boschi che ci circondano: sulle Dolomiti si possono ancora trovare tracce di miti antichissimi, che hanno per protagoniste Regine lunari, Signore di regni sotterranei, Maghe sapienti delle acque, Amazzoni a cavallo dei loro destrieri di tenebra.
Sono narrazioni che risalgono a tempi in cui il mondo degli uomini e delle donne era ancora regolato secondo i cicli lunari e le leggi della natura erano strettamente intrecciate con quelle di un mondo soprannaturale popolato da potenti presenze numinose.
Incastonato tra i ghiacci di vallate che per secoli e secoli sono rimaste isolate dal mondo, questo repertorio mitologico è stato tramandato per via orale ed è miracolosamente sopravvissuto al passaggio degli Dei guerrieri delle società patriarcali, alla zelante opera di bonifica in nome del Dio cristiano e infine ai rimaneggiamenti in chiave romantica di chi comunque fece il preziosissimo lavoro di raccolta e trascrizione all’inizio del secolo scorso.
M’incammino e mi metto in ascolto, annuso le tracce. Vado alla ricerca, con lo sguardo che contempla disegnando. Eccole ancora le grande madri della montagna: si nascondono tra le rocce, tra le sassaie, nei boschi di cirmoli e i baranci di pini mughi, sotto le cascate, in fondo ai torrenti che scavano le valli.























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